Sarò gli occhi della tua felicità

Alcuni anni fa seguivo un corso di studi buddisti presso l’Istituto Lama Tzong Khapa.

Nelle parole degli organizzatori:

il Basic Program è un programma di studi avanzati in filosofia e scienza buddhista, creato dalla FPMT (Fondazione per la Preservazione della Tradizione Mahayana) e ideato da Lama Zopa Rinpoche, nella tradizione Mahayana.

Furono anni molto produttivi per il mio percorso spirituale; finalmente avevo l’occasione di approfondire gli insegnamenti buddisti fondamentali, così come proposti dall’antica scuola tibetana Gelug coi suoi maestri degni di stima (p.es. Tenzin Gyatso, l’attuale Dalai Lama), di confrontarmi con le sue posizioni filosofiche, di stabilizzare la mia incerta pratica meditativa.

Biografie dei Maestri

Furono anche momenti di notevole insoddisfazione, poiché mi ponevo molte domande cui non trovavo risposta adeguata. E leggevo, studiavo, meditavo, passeggiavo fra il grigio bosco e le baie marine. In quel periodo inevitabilmente -e senza rimpianti, era giusto così- lasciai in secondo piano altre attività.

Ma continuai a occuparmi di musica.

Fu proprio durante gli insegnamenti sul lam-rim, il sentiero graduale elaborato da Tzong Khapa nella sua vasta opera di riordino delle visioni di sutra e tantra, mentre la classe si dedicava ai capitoli sulla figura del maestro, le sue caratteristiche e la corretta relazione con l’allievo, e la mia inquietudine mentale montava, che mi fu chiesto, dagli altri studenti a conoscenza del mio lavoro con la musica, di comporre un brano proprio su questo tema.

Mi parve una straordinaria occasione per pacificarmi e per ringraziare idealmente i gentili maestri attuali e dei millenni trascorsi (ad iniziare dal primo, per me, Gautama Buddha) per il loro impegno nell’insegnamento, e di allietare (almeno così ho sperato) i miei colleghi e l’istituto con gradevoli suoni.

Allora mi misi al lavoro.
Optai sùbito per comporre una canzone con andamento orecchiabile, quindi cantabile, sia pure ben dilatata, con innesti di metri dispari, con bruschi cambi tonali, secondo la mia sensibilità.
Per il testo selezionai una breve porzione appropriata del lam-rim, che sintetizzai in semplici frasi.
NascevaSarò gli occhi della tua felicità

Testo

Strutturalmente il brano è diviso in 3 parti: un’introduzione in cui occidente e oriente si fondono quasi scricchiolando; la parte centrale che ha la forma della canzone, con strofe, ritornello, breve assolo, special, ecc.; una coda per lasciar depositare l’insegnamento, propiziata dalla sillaba dhi e impreziosita dal suono di un flauto tibetano, recuperato da un vecchio nastro di cui oggi ignoro le sorti.

Strumenti & Musicisti

Il brano, nella forma di un primo mixaggio un po’ rudimentale, fu presentato nel gompa principale dell’ILTK durante una festa di compleanno dell’anziano maestro residente Champa Gyatso. Io come autore rimasi serenamente anonimo, eccetto per i pochi che sapevano del mio lavoro. Mi auguro che l’omaggio sonico sia stato gradito a quanti erano lì presenti.

Poi la musica, in forma di file in un hard disk, rimase dimenticata coprendosi di polvere digitale; finché tempo fa, riascoltandone il vecchio mixdown, pensai che non meritasse l’oblio. Tanti piccoli difetti sono stati corretti, e qualche suono secondario aggiunto. Il nuovo mixaggio è pronto.


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      1. Sarò gli occhi della tua felicità

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